9 maggio

Fatti, avvenimenti e curiosità accaduti il giorno 9 maggio nella Serenissima Repubblica

Festa della Sensa.

Il giorno dell'Ascensione il doge Pietro Orseolo II ascolta la messa nella cattedrale di S.Pietro di Castello, riceve dal vescovo di Olivolo una insegna benedetta, s'imbarca sulla nave capitana e salpa per una spedizione militare in Istria contro i pirati Narentani.
Sarà una spedizione trionfale, terminata con la definitiva sconfitta dei pirati e con l'estensione del protettorato di Venezia sulla Dalmazia e l'Istria.
Dopo di allora il doge assumerà il titolo di Duca della Dalmazia ed avrà inizio la tradizionale festa dello sposalizio con il mare.

Ordinanza sui matrimoni.

Emessa la seguente ordinanza: "Volendo impedire i disordini soliti a verificarsi in occasioni di matrimoni, i nobili, essendo quelli che meno degli altri, per condizione e per educazione, dovrebbero dar motivo di scandalo, sono puniti con doppia pena dei plebei".
Questo atteggiamento del Legislatore, promulgato in pieno Medioevo, è molto indicativo della dignità e significanza sociale che la Serenissima assegnava anche alla Plebe.

Ordinanza sulla Signoria

Vengono emanate diverse leggi e ordinanze. Tra le altre spiccano le seguenti: - D'ora in avanti il titolo di Venezia non sarà più "Comune di Venezia" bensì Dominium Venetiarum (ossia "Signoria di Venezia"). - I giorni di lunedì saranno destinati alle Udienze del Doge. Questi potrà ricevere Ambasciatori stranieri solo in presenza di quattro Consiglieri e due Capi della Quarantia.

Ordinanza sugli ebrei

In "Pregadi": Nessun Cristian può comperar crediti di usura da Ebrei o dar capitali con usura.

Partita di calcio in campo S. Stefano a Venezia.

Il pubblico tifa maledettamente per le due squadre in lizza, denominate partito del monte e partito del piano. Il giuoco è vivacissimo, entusiasmante. I giuocatori tengono le braccia rigide e aderenti ai fianchi, com'era prescritto dal regolamento, per evitare falli di mano. L'incolumità degli spettatori è salvaguardata da una grossa rete di spago. Ciò non impedisce che il «balon» colpisca in pieno uno di essi, certo Domenico Franco, di anni 56, «accoppandolo» seduta stante.

Elezione doge: Ludovico Manin

Al primo scrutinio viene eletto doge Ludovico Manin all’età di 64 anni, l'ultimo della serie iniziata con Paoluccio Anafesto nell'anno 697. Alla notizia della sua nomina il nobile Pietro Gradenigo pronuncia la frase famosa: "I ga fato doxe un furlan, la Republica xe morta!" Fatto stà che la sua famiglia apparteneva al patriziato di Venezia fin dal 1651, ma: per i vecchi veneziani erano sempre "furlani” essendo appunto originari dal Friuli. Dopo quattro anni di principato vedendo che le cose precipitavano avrebbe voluto rinchiudersi in un convento, ma ne fu trattenuto dalla moglie. Comunque, anche se non era un incapace, si dimostrò poco adatto a quei tempi terribili, non avendo certamente la tempra del suo predecessore Paolo Renier. Caduta la Repubblica si ritirerà nel palazzo di famiglia a S. Salvador, e successivamente in quello del cognato ai Servi dove dopo trentasei giorni di malattia morirà il 24 ottobre 1802, esecrato da tutto il popolo che erroneamente dava tutta la colpa a lui della caduta della millenaria Repubblica.
Fonte: Luigi "Gigio" Zanon