LE UNIFORMI

LE DIVISE DEL I° REGGIMENTO INFANTERIA “VENETO REAL”
L’antica foggia di vestire degli ufficiali era stata riformata nel 1789 sull’esempio degli Austriaci e dei Prussiani. In seguito a questa riforma introdotta dallo Stràtico, che compilò la relativa «Ordinanza contenente la prammatica e la disciplina relativa all’uniforme della fanteria italiana», tutti gli ufficiali veneti, dall’alfiere al colonnello, dovevano indossare la nuova divisa, non soltanto in servizio ma anche nelle presentazioni, negli spettacoli e nelle pubbliche solennità. 
Erano comminate punizioni a chi non ottemperasse a questi precetti o alterasse la foggia del vestire. E che tali mancanze non fossero rare, lo attestano le minuziose cure con cui l’Ordinanza sopra citata prevedeva i relativi casi.
«Tutti – soggiungeva l’Ordinanza – dentro un triennio dovranno avere la nuova uniforme, pena la sospensione dal servizio e la sottomissione a ritenute, finché la nuova uniforme non sia fatta, oltre le notazioni da farsi sul Libro Registro, a pregiudizio dello avanzamento».
La pettinatura degli ufficiali veneti era liscia, con due bucali (riccioli), uno per parte delle tempia, sostenuti dalle forchette che giungevano fino a mezza orecchia: i capelli dovevano essere bene incipriati (polverizzati) e la chioma raccolta in una rete (fodero) di pelle nera.
Il principale capo di vestiario della fanteria italiana era la velada, o abito a coda di rondine di panno blò, foderato di roè bianco, guarnito di un collarino e di balzanelle, o manopole, pure di panno bianco, adorno di grossi bottoni di metallo dorato con impresso, in cifre romane, il numero del corpo cui gli ufficiali appartenevano.
Gli ufficiali dei fanti oltremarini avevano l’abito di panno cremisi, come i soldati, e quelli di artiglieria di panno gris di ferro.
Nella stagione fredda si indossava da tutti un cappotto di panno bianco, della stoffa di quello usato per il bavero della velada, guernito di bottoni pure di metallo dorato e foderato assai spesso di una buona pelliccia.
I calzoni d’inverno erano di panno blò e nella stagione calda di rigadino bianco forte.
L’abbigliamento degli ufficiali veneti era completato dal colletto di pelle nera lucida, dai manichini di buona tela batista, dai guanti di pelle gialla lavabile, dagli stivali di bulgaro cerato, dagli stivaletti di pelle nera da usarsi in estate, allacciati dalle cordelle, e dal cappello a tricorno.I distintivi di grado si portavano sul cappello. L’alfiere non recava sopra di esso alcuna distinzione, i tenenti ed i capitani-tenenti si riconoscevano invece per una rosetta, o coccarda, mista d’oro e di seta azzurra, assicurata sull’ala sinistra del tricorno mediante un bottone ed un’asola (laccio) di seta nera.
I capitani si distinguevano per due rosette simili alle anzi descritte, assicurate sopra ciascun’ala del copricapo: i sergenti maggiori, i tenenti colonnelli ed i colonnelli infine recavano tutti, senza distinzione alcuna, due rosette come i capitani, intessute però per intero di solo filo d’oro.
Oltre a ciò il bavero degli abiti degli ufficiali superiori era ornato di un largo gallone d’oro mentre quello degli ufficiali inferiori ne era sprovvisto.
Anche i fiocchi delle spade e dei bastoni erano differenti per ogni grado. I bastoni dei subalterni erano guerniti di un pomo d’avorio, quelli dei capitani di un pomo di metallo liscio dorato: i bastoni degli ufficiali superiori non avevano altro distintivo che un risalto anulare disposto verso l’attacco del pomo alla canna. Le cinture ed i pendoni (tracolle) delle spade erano di pelle bianca lucida, con scudetti di metallo recanti in rilievo l’emblema del leone di San Marco: gli scudetti degli ufficiali subalterni erano semplicemente inargentati, quelli dei capitani inquartati dentro un ribordo dorato, quelli degli ufficiali superiori infine erano tutti dorati.
Quanto alle armi, abolita definitivamente la picca nel 1790, le lame delle spade, le fasce ed i puntali dei foderi dovettero, in tutto e per tutto, uniformarsi al modello prescritto dall’Ordinanza dello Stràtico.