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SAN VIO IN FESTA! 2022

Venezia 19 giugno 2022

Con grande gioia ritorniamo dalla Festa di San Vio organizzata dalla Associazione culturale WSM Venexia Capitàl.

L’evento, particolarmente sentito, ci ha visti impegnati, in primis nella chiesa di Santa Maria del Rosario “ai Gesuati” nella celebrazione del “Corpus Domini”, in una cornice stupenda ed una altrettanto significativa cerimonia presieduta da Cardinale Donald William Wuerl, quest’ultimo ci ha deliziati di una meravigliosa omelia nella quale ha contestualizzato Venezia fondata sia sul corpo della Serenissima, come istituzione, che su San Marco come suo cuore pulsante.

Un parallelismo magnifico che ci ha voluto donare, lo riceviamo come il ringraziamento per la nostra presenza, energia fresca per l’impegno e l’amore che sempre dedichiamo alle nostra attività con spirito forte ed orgoglioso e che mai manchiamo di professare all’indirizzo della nostra capitale.

Dopo il dovuto tributo  alla Maria del Rosario, ci siamo diretti verso campo San Vio, dove ci aspettavano con trepidazione gli amici dell’associazione culturale WSM Venexia Capital, per l’inizio ed apertura della San Vio in Festa ed. 2022.

Con un piccolo alzabandiera purtroppo per mezzo di una asta telescopica in quanto il pilo in campo risulta tutt’ora inutilizzabile (faremo ulteriore sollecito alla segnalazione in comune), ci siamo avviati ai ringraziamenti di rito ed alla spiegazione storica dell’importante festa veneziana.

Una festa antica durata più di 400 anni, ininterrottamente fino al 1796, una tradizione che ha segnato l’intera storia della Repubblica.

Ancora una volta, abbiamo contribuito all’avvio ad una tradizione nel solco della storia, ridando così voce a fatti ed eventi che solo una città unica come Venezia poteva incontrare e superare.

Un caloroso saluto e ringraziamento alla Associazione culturale WSM Venexia Capital ed alla magnifica comunità di San Vio per l’accoglienza.

A seguire il breve intervento effettuato.

 

Bondì e viva San Marco!
E anca San Vio …

L’episodio del tentato colpo di Stato, volto a far diventare la Repubblica marciana in una signoria all’italiana, è stato uno dei momenti più difficili della storia patria, in quanto il pericolo sorgeva dall’interno dello Stato, addirittura dagli organi di Governo, e non dall’esterno, come il Papa, il turco od altro infido nemico.
Famiglie di antico lignaggio, i Tiepolo ed i Querini, ben inseriti nella struttura di potere e discendenti di Dogi nonché parenti con re ed imperatori, sfruttando il loro cosiddetto “guelfismo” in un momento di gravi difficoltà con il Papa Clemente V (“pastor senza legge” lo chiama Dante!), organizzano un attacco alla Signoria, sostenuti da altri nobili e popolani, con l’intento di sterminare la Signoria stessa, depredare ed instaurare il Baiamonte Tiepolo come Signore despota assoluto.
Dal padovano, in particolar modo dal suo feudo di Peraga, Badoero Badoer avrebbe portato rinforzi.
Ma i servizi segreti della Serenissima erano sempre vigili: il Doge Pierazzo Gradenigo sapeva dunque della congiura, e in Palazzo Ducale erano pronti a far fronte all’attacco sacrilego …
All’alba della domenica 14 Giugno 1310, nonostante una tempesta estiva in corso dalla sera precedente, le forze eretiche si mossero da Rialto, dividendosi poi in due: una parte guidata da Marco Querini sbucò per prima in Piazza, dove venne sbaragliata e lui prontamente ucciso;
l’altra, alla guida del Tiepolo, si fermò incautamente in campo San Zulian, dando tempo alle forze lealiste di riorganizzarsi e di attaccarli.
Nella battaglia s’inserì anche Giustina Rossi (£a vecia del morter) che, volutamente o no, fece cadere un grosso mortaio (utilizzato in cucina …) proprio sull’alfiere dei rivoltosi, portando notevole sconcerto sugli stessi, che si diedero quindi alla fuga!
Nel frattempo il Badoer veniva affrontato ed arrestato da Ugolino Zustinian, podestà di Chioggia.
La Repubblica era salva!
Il Doge pertanto dispose che ogni 15 Giugno, giorno di San Vio, fosse festa civile, da tenersi con grande pompa, e così è stato sino al 1796 …
Il Badoer venne decapitato, il Tiepolo venne esiliato in Slavonia, ma dato che per anni tramò contro la Dominante, nel 1328 il Consiglio dei Dieci dette mandato al Doge Federico Dandolo di far tacere il guelfo, e di lui non si seppe più niente.
Alla vecia del morter fù concesso il blocco dell’affitto della casa ove abitava, a lei ed eredi, e di esporre lo Stendardo nel giorno di San Vito …

WSM